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Centro storico

La piazzetta, dove ora parcheggiamo (1), è il sito in cui fino all’inizio del secolo sorgeva la chiesa del Crocifisso. Essa era a tre navate e collegata al campanile, che vedete ancora in piedi, di recente restaurato e consolidato.
Si tratta di una torretta senza particolari elementi decorativi ed edificata esclusivamente per la funzione di torre campanaria,mentre la chiesa verosimilmente doveva essere dotata di una cattedra per il vescovo, come si evidenziadal nome della via – via Duomo – che si diparte dalla piazzetta per entrare nel paese, oltre ad ospitare ilCrocifisso. L’ingresso della chiesa era rivolto a sud, verso Palma Nocera.La chiesa fu demolita nel 1907,ma già nel 1832, essendo minacciata dalla frana, vi era vietato il culto nei mesi invernali. Il Re di Napoli donò una somma di 1500 ducati per l’edificazione diuna nuova chiesa, che in effetti fu cominciata in rione Sgrotto, ma non fu mai completata; del complesso restano adesso le mura dell’abside. Il paese presenta tuttora molti caratteri originari del vecchio centro rurale, non tuttavia così misero se San Lorenzo era classificato in un vecchio diploma di laurea castrum e non pagus. Queste caratteristiche hanno un loro fascino, una loro dignità e una residua loro identità nella loro pur modesta dimensione.Dalla piazzetta potete vedere, appena oltre le più vicine culture, partendo dal basso, il corso del Raganello, i resti di Palma Nocera, le gole superiori, che dividono la timpa di Cassano, a sinistra, dalla timpa di San Lorenzo che si continua nella roccia adamantina della Falconara. Oltre questa cortina vi si offre la vista della contrada Bellizia e sopra di essa la Fagosa. Coronata dalle più alte vette dell’Appennino calabro-lucano: a sinistra il Dolcedorme, a destraSerra delle Ciavole, in mezzo la cima del Monte Pollino. Se aguzzate lo sguardo, vedrete il profilo della Serra delle Ciavole che degrada verso la Grande Porta, punteggiata da pini loricati. Passando di fianco al campanile attraverso via Duomo, arriviamo in piazza Benedetto Croce (2). I Sanlorenzani la chiamano nnat’a cappella, perché vi prospetta la cappella della Madonna del Carmine, ma anche perché originariamente la piazzetta era ancora più piccola, essendovi in mezzo una casetta in cui era ospitato un circolo di notabili. Poiché la piazza che è ora presso il campanile era occupata dalla chiesa e l’altra piazza esistente, intitolata a San Pio X, è stata ricavata in occasione della costruzione della strada provinciale, che risale alla fine degli anni Cinquanta, San Lorenzo non aveva praticamente piazze, e l’unico spazio pubblico (per la popolazione che abitava prevalentemente in campagna, ma che sfiorava i tremila abitanti) era la chiesa. La cappella della Madonna del Carmine, in seguito all’abbattimento della chiesa del Crocifisso, fu usata come chiesa madre e perciò ingrandita da maestranze locali con il prezzo di perdere i caratteri originari: si tratta quindi di una costruzione senza particolari pretese architettoniche. Essa ospita, tra le altre statue processionali, una statua lignea di Sant’Antonio, opera pregevole di un maestro Fumo operante in Napoli nel XVII secolo, di recente restaurata, che presenta forme eleganti e tratti delicati che sono suggestivi di purezza e originalità. Il manto del santo è decorato in oro zecchino.
Da piazza Benedetto Croce, sulla sinistra, percorrendo una cinquantina di metri di via Vittorio Emanuele, si arriva a un portale (3) che, pur costruito con materiali vili, laterizi e pietre, è non privo di decoro ed era l’accesso a un complesso abitativo di una certa consistenza, di cui l’ossatura è ancora conservata e accessibile per la cortesia degli attuali proprietari.
Si tratta della casa dei baroni che dovrebbe aver dato l'appellattivo al paese di San Lorenzo ? Il portale dà accesso a due cucine originariamente comunicanti: quella superiore ha un focolare circolare, cui danno luce due finestre simmetriche; da essa si accede, per il tramite di un'arcata (si intravedono accenni di capitelli sui piedritti), in una sala rettangolare fine, con lucernari, e da qui ad altri locali e poi all'imbocco di una galleria, oggi murato. Questi locali sono collegati con una serie di feritoie ai locali che si affacciano sulla via sottostante, via Umberto, anch'essi caratterizzati da una serie di arcate, di cui solo alcune sono rimaste a testimoniare l'antico assetto del complesso. Sempre qui è visibile un locale senza luci, tuttora denominato "fortino" (ultimo rifugio in caso di assalto dei briganti ?).La voce popolare vuole che tutte le piccole abitazioni, le cui scale scendono sulla sinistra di chi percorre via Umberto fino al Timponiello, fossero parte dello stesso palazzo. Chi solleverà lo sguardo, noterà delle feritoie contrapposte sulle pareti di quello che pare essere l'ultimo baluardo del palazzo e in quella della casa di fronte.Alla fine di via Umberto, arrivati al larghetto del Timponiello (4), che è il cuore del quartiere Civitella, oltre il suo palchetto, forse non a caso stazionefissa delle processioni religiose, prendendo la via che sale sulla sinistra si arriva sotto un piccolo grazioso loggiato (5) in tufo e mattoni: a guardar bene, si vede chiaramente che anche l’altro lato della casa era, prima del “restauro”, una piccola torre e l’ingresso doveva essere al centro.Girando intorno al loggiato, si ritrova una feritoia dietro cui è facile vedere un minuscolo posto di guardia (San Lorenzo era diviso in quattro quartieri: quello del Crocifisso, attorno alla chiesa; quello della Civitella ed altri due, che la dicono lunga sul tributo dato da questo paese alle calamità naturali, che sono i quartieri Calanca e Sciolla di Fedele).Lo schema costruttivo della casa (due torrette che si affacciano all'ingresso) non è isolato: in via Mazzini, con tratti più essenziali, la cosa si ripete nella casa dei Francomano (7). Qui il piano superiore della torretta è ancora occupato da un focolare. A questi complessi più antichi si sono poi aggiunti i palazzi dei Pesce, tra cui quello comunale.Merita più menzione la casa dei Pittelli, così contigua alla via Badia (6) , via che di fatto è un piccolo rione: è da segnalare, al centro di esso, una piccola corte su cui scendono scale di case minute. Il rione Sgrotto accoglie gran parte della popolazione di San Lorenzo dopo le prime costruzioni del '70 e dopo che nei primi anni '80 è stato realizzato il trasferimento parziale del centro abitato con fondi pubblici.Merita una visita la chiesa madre. E' la decorosa sede del Crocifisso e di una pregevole statua lignea di San Lorenzo. Per noi, nati in questi piccoli paesi, [rifare la storia], può essere un modo per ricordare e riconoscersi ; per chi viene dalla grande città può essere un'occasione di riflessione.Questi nostri piccoli paesi erano un tempo dei piccoli mondi compiuti: c'era miseria e c'era vita, c'era ignoranza e c'era cultura, qui arrivata da fuori (il Crocifisso) e autoctona (a casa Pittelli vi erano almeno tre dottori nel 1810, mentre Lorenzo Zaccaro è autore di molte opere.(Tratto da "San Lorenzo Bellizzi", L. Larocca, A. Rugiano, a cura di Francesco Carlomagno, Edizioni Nuova Grafica Fiorentina).